Per chi, a metà degli Anni Settanta, voleva “da grande” fare il giornalista Bruno Ferraris fu una fonte autorevole e puntuale. Da assessore regionale all’Agricoltura dal 1975 all’85 riuscì, con l’aiuto di Elio Archimede, che favoriva i rapporti con il mondo della carta stampata, a garantire un flusso di notizie fuori dall’ambito strettamente tecnico degli addetti ai lavori.
Sui giornali, a quel tempo, l’agricoltura era in spazi “recintati”. La Stampa e il Corriere della sera avevano una pagina dedicata la domenica, ma sulle edizioni locali i temi più caldi potevano conquistare colonne e foto.
Da giovane corrispondente dell’Unità, che allora aveva un’edizione torinese con due pagine di cronaca, e poi da giornalista professionista assunto alla Stampa, scrivevo molto di agricoltura ed in particolare di vino, che allora, almeno fino alla scandalo del metanolo del 1986, non era argomento “di moda” come avvenne poi nei decenni successivi.
Ferraris era naturalmente il mio interlocutore privilegiato e ricordo telefonate e incontri che oggi definirei a sfondo “didattico” per spiegare al cronista il tema del momento.
Il momento clou erano le trattative per l’accordo interprofessionale che stabiliva rese e prezzi dell’uva moscato in lire al miriagrammo. Un’intesa importate per migliaia di famiglie di viticoltori. Ad ogni vendemmia si vivevano giornate e soprattutto nottate convulse. Incontri interlocutori, tavoli separati, bozze di accordo facevano parte di un rito che da giornalista non era facile da seguire, in tempi in cui non c’erano telefonini, social e whatsapp.
In quelle occasioni Ferraris, da assessore regionale aveva il compito di mediatore anche se tutte le Parti, industriali dello spumante compresi, sapevano per chi battesse il suo cuore.
C’è una foto scattata nella sede del Consorzio dell’Asti che testimonia la firma del primo storico accordo nel 1979. Bruno Ferraris è accanto al direttore del Consorzio Pietro Ratti e mostra il documento da firmare a Vittorio Vallarino Gancia in rappresentanza delle Case spumantiere. Un clic che è già storia, come i suoi protagonisti.