Attore del rinnovamento del PCI fino alla nascita del PDS. Dirigente nazionale di Confcoltivatori e consigliere comunale ad Asti

Giovanna Beccuti
Giovanni Pensabene
Flavio Pesce
Franco Testore

Attento alla formazione politica dei giovani

Mario Amerio

Con l'immancabile sigaretta.
Ho ricordi frammentati di Bruno che partono da lontano, il primo dagli ultimi anni ’60 quando giovanissimo mi iscrissi alla CGIL e al PCI di cui lui era Segretario ma già in procinto di diventare Assessore all’Agricoltura della neonata Regione Piemonte.
Poi una collaborazione attiva ma più rarefatta, lui per tre Legislature in Regione a cambiare le politiche agricole, io ad Asti a dirigere la Fiom e poi la CGIL.
Poi ci ritroviamo più assiduamente nell’85 quando gli subentro al Consiglio Regionale avvertendo il peso di sostituire una personalità forte e una grande competenza, ma gli devo un accompagnamento quasi affettuoso e costante.
Infine la memoria va alla prima metà degli anni ’90, quando lui torna Segretario del PDS, il partito che contribuì a far nascere dopo la scissione.
Di quei tempi mi tornano alla mente le tante serate nel salone di Via XX Settembre, le interminabili discussioni, i Comitati Federali avvolti in una nuvola di fumo, la grande passione politica, la partecipazione operaia, i tanti giovani.  Di Bruno ti colpivano la serietà e il rigore.  Sapeva scherzare e aveva momenti di leggerezza, ma sul rigore dell’analisi politica, dello stare ai fatti, di documentarsi prima di parlare non transigeva, faceva parte della sua concezione della politica anche una missione etico-formativa, soprattutto nei confronti dei giovani.  Un compito che avevano anche le Sezioni dove si imparava a discutere, a capirne di politica, a crescere e selezionare i futuri quadri.
Bruno incarnava questa concezione nobile della Politica scaturita dalla Resistenza e dalle rovine del Dopoguerra, che coltivava forti suggestioni ideologiche e saldi valori morali.
Bruno era figlio del suo tempo, un tempo che non tornerà più ma nel cui ricordo risiedono le radici, le sole che possono aprire ad un futuro che oggi appare difficile.
Mi torna in mente, con leggerezza, l’immagine dei tanti incontri serali fra noi, io che uscivo dalla CGIL di Piazza Libertà e lui che rientrava con Giselda a casa in Via Brofferio, lì vicino.  Quattro chiacchere e un saluto.
Resta tanta nostalgia per quella figura alta, austera, con quel cappello alla Borsalino e la sigaretta sempre accesa, immerso nei suoi pensieri.  

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