Partigiano, comunista, fondatore dell'Associazione Contadini Astigiana

Piera Bruno Mirate
Pino Povigna

La geniale intuizione di un'organizzazione dei piccoli proprietari agricoli

Elio Archimede

Nel clima arroventato del secondo dopoguerra, mentre la DC costruiva un ferreo blocco sociale e politico con la Coltivatori diretti, il clero (che al tempo poteva contare su una presenza capillare in tutti i paesi rurali) e consistenti porzioni della struttura burocratica della pubblica amministrazione, il P.C.I. era impegnato a costruire un articolato sistema di solidarietà politica alternativo.
In questo lavoro i comunisti avevano il problema di costruire dal nulla rapporti consolidati e permanenti con ceti e gruppi sociali emergenti nel complicato momento economico, caratterizzato da una netta crisi sociale e dalle difficoltà di un mercato con poche regole e dominato da un’industria senza scrupoli e dalla speculazione.
La forma originale che assunse la politica del P.C.I. nell’area collinare piemontese (la provincia di Asti, il Monferrato alessandrino e le Langhe, allora poverissime e ben fotografate nella letteratura della “malora”) fu la costruzione di una forza economico-sociale dei piccoli proprietari, naturalmente sviluppatasi attraverso il diffuso acquisto delle terre agricole cedute dai proprietari urbani (importante il settore della borghesia ebraica), non attivi nella produzione del vino.
In questa elaborazione strategica del partito piemontese è stata rilevante l’influenza del pensiero gramsciano, per fortuna allora contava il rispetto dei classici, e la consapevolezza di voler fondare un ordine nuovo su basi di pensiero economico.
Con Contratto, Fassino e Bosca.
Bruno Ferraris fu protagonista di questo processo, che sfociò dapprima nella costituzione di tanti comitati di difesa della proprietà coltivatrice, di comitati promotori delle cantine sociali, di iniziative per la difesa delle colture agricole e per la creazione di un fondo nazionale anti-grandine; si tenga presente che al tempo la legislazione non era sensibile verso queste problematiche ed il credito non favoriva i ceti non privilegiati.
L’approdo organizzativo di questa articolata azione fu la nascita dell’A.C.A, Associazione Contadini Astigiani , con Bruno Ferraris segretario.
Lo spirito era unitario e rappresentativo di tutto il territorio, perché gli obiettivi erano comuni a tutti i piccoli proprietari, che si riconobbero in modo crescente nelle iniziative dell’Associazione.
Siamo negli anni tra la liberazione (1945) ed i primi anni 50; l’azione dei comunisti astigiani si articola tra una forte polemica antidemocristiana e la ricerca di una non facile intesa unitaria (in qualche misura anche con la DC) volta alle conquiste sociali della categoria agricola. Sulle colline piemontesi un ruolo particolare svolge il Partito contadinista, nato nel primo dopoguerra e sopravvissuto con alterne ed ambigue vicende nel ventennio fascista, infine rinato dopo la Liberazione come forza politica populista e scarsamente solidale con gli altri partiti.
Il percorso dei comunisti piemontesi non fu facile in un contesto che vedeva il sindacato puntare sulla Federterra, organizzazione dei lavoratori agricoli in netta contrapposizione ai proprietari agrari.
Più in generale, a sinistra si parteggiava per i contadini poveri (e senza terre) contro un sistema agricolo dominato da mercati, grande proprietà terriera, monopoli industriali. Il tempo premiò l’intuizione dei piccoli proprietari agricoli uniti non da legami ideologici ma da interessi economici comuni.
Il successo politico di Bruno Ferraris si fondò sui continui contatti personali, sulla disponibilità ad ascoltare le istanze anche minimali delle migliaia di famiglie dedite ad un lavoro continuo ed estranee ai luoghi dove i problemi possono essere risolti; questa esperienza diffusa sul territorio e questo stile di relazione sociale caratterizzò l’attività amministrativa di Bruno Ferraris alla Regione Piemonte nella sua fase costituente (1975-1985).
E’ particolarmente significativo che il Piemonte seppe dominare il campo agricolo a livello legislativo e dell’iniziativa economica delle Regioni la legge 63 fu un modello nazionale di carattere normativo; l’Accordo Interprofessionale sulle uve moscato per la produzione dell’Asti spumante (1979) è stata una pietra miliare della politica agricola italiana. Altrettanto la strategia piemontese per la promozione (contrapposta alla distruzione dei prodotti) delle eccellenze agro-alimentari legate agli specifici territori.

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