Pensavamo alla commemorazione di un amico, un maestro; ritenevamo fosse importante farlo, quasi doveroso; ci rammaricavamo di non averlo fatto prima. Invece, chiedendo contributi e ricordi ad amici, compagni di partito e uomini della politica e delle istituzioni, dalla commemorazione di una persona siamo passati alla commemorazione di un percorso politico di cui Bruno Ferraris è stato interprete ed è un simbolo.
Simbolo di un’idea della Politica che Bruno ha vissuto in prima persona come valore civile, sempre senza retorica “facendo la storia” quotidianamente, senza enfasi, in modo civile, mai sopra le righe, con una fedele militanza che è stata tutt’uno con la sua vita.
Abbiamo scoperto o ritrovato cose che non sapevamo o non avevamo a suo tempo capito; questa pubblicazione è diventata, via via che prendeva forma, non solo l’adempimento di un dovere e politico e morale ma, ancor più, la manifestazione di una profonda amicizia e di una condivisione.
A portare la loro testimonianza sono state decine di persone, di diverse estrazioni politiche e condizioni umane, che hanno risposto al nostro invito inviando testi o raccontando ricordi di pezzi della loro vita politica e personale alla luce della figura, in primo piano o sullo sfondo, ma sempre punto di riferimento, di Bruno Ferraris, immagine della Politica vissuta come nobile servizio civile e dell’idea di appartenenza ad un partito come presenza forte nella società per orientare sua crescita.
Come ricordano molte delle testimonianze raccolte, Bruno Ferraris porta nel partito comunista astigiano degli anni 50 e 60, allora principalmente operaio, l’organizzazione di piccoli proprietari agricoli con i temi economico sociali della piccola impresa, agricola e non; soggetti nuovi nella sinistra, con metodi e alleati nuovi, che alla fine degli anni ‘60 fanno battaglie politiche che arrivano in Parlamento e toccano tutta l’Italia.
Espressione di quel mondo e di quella trasformazione, diventa consigliere e poi assessore regionale all’agricoltura; la sua politica di amministratore regionale lascia tracce profonde nelle istituzioni, nella legislazione agricola e nelle organizzazioni degli agricoltori grazie ai rapporti che costruisce e al dialogo che tiene aperto con tutti i mondi legati all’agricoltura, dalle associazioni agricole al ministero dell’agricoltura di Giovanni Marcora fino alla Confindustria di Vittorio Vallarino Gancia.
Dopo un lungo periodo di governo regionale e di incarichi nazionali nella Confcoltivatori, continua il suo impegno nel progetto del partito dei democratici di Sinistra, di cui sostiene e il difficile esordio ad Asti lasciando gli incarichi nazionali per tornare a farne il segretario; continuerà a fare politica all’inizio degli anni 2000 nella prospettiva di un progetto di ampia rappresentanza politica e sociale, che sarà poi il partito democratico che non riuscirà a vedere.
In questo percorso Bruno Ferraris ha lasciato tracce non solo nelle istituzioni e nelle organizzazioni ma anche nelle persone con cui ha lavorato, per cui l’incontro, la conoscenza e la collaborazione con Lui hanno costituito un momento di formazione e di crescita di parti di una classe dirigente.
Gran parte delle testimonianze raccolte raccontano di un maestro che spiegava e dava istruzioni a quella che il nipote, nel suo ricordo, richiama a una “famiglia allargata”.
Nel corso della raccolta delle interviste, dei ricordi e delle testimonianze ci siamo resi conto di quanto fosse grande questa “famiglia allargata” e di quante voci di amici ancora manchino al nostro lavoro.
Il senso di questa pubblicazione è anche come quella di un libro incompleto ma ancora aperto perché possa ricordare le voci che non ci sono più, che riappaiono o sono citate nei testi e nelle interviste; è un invito a nuovi contributi alla ricostruzione della memoria del percorso politico di cui Bruno Ferraris è simbolo ma, soprattutto, alla costruzione del suo futuro.
Bruno Ferraris manca dalla politica dal dicembre 2005, quando venne meno dopo aver sofferto qualche mese. Da allora riposa ad Agliano, il suo paese. Fra qualche anno non lo potrà più ricordare nessuno che l’abbia conosciuto personalmente; conviene perciò che qualche testimonianza del suo operare resti fermata nel tempo, oltre il dire.
Conviene perché ci sono aspetti di quell’aver operato, con senso di responsabilità individuale in relazione con altri, ispirati a valori e sentimenti con significati che non si sono estinti con lui ed il contesto in cui si è trovato ad operare. Per fortuna.
Nonostante spesso sia stato sollecitato a farlo, Bruno non ha personalmente curato che queste tracce fossero fissate, Chissà perché? Resta il fatto che non è restato che provvedervi senza il suo apporto diretto, confidando in risultati utili e veritieri. La via qui percorsa è sollecitare tante persone che l’hanno visto vivere in un arco temporale così lungo a far mente locale su quei trascorsi, accostando aspetti privati e di rilevanza pubblica, accompagnando ricordi e testimonianze con qualche fotografia significativa, fissando il tutto in forma virtuale, visibile da tutti ed integrabile da chi lo ritenga, con la supervisione della Fondazione a lui intitolata.
Questa non vuole essere nè la biografia d’un uomo né la storia di un’organizzazione sociale o di un territorio; per questa storia ci sono già scritti che aiutano queste ricostruzioni. Speriamo che arrivino altre utili integrazioni.
Certamente saremo soddisfatti se questi ricordi ed i pensieri da questi smossi contribuiranno a trasmettere sentimenti e valori che ci paiono positivi.
Si resta sorpresi, dopo così tanto tempo, a parlare di Bruno.
Perché non ci pensavamo più. Perché ci pensavamo ancora.
Ma non è dell’uomo politico che voglio raccogliere testimonianza.
Lo dico a Tonino Fassone e Pino Goria. E loro mi lasciano fare.
Cosa chiederò di Bruno alle persone, compagne e compagni che non incrocio ormai da molto tempo o che non di rado ritrovo con gioia nelle strade di una città sempre più spersa?
Di lasciarmi rovistare nel loro arsenale di sentimenti che fanno una vita intera per rintracciare il ricordo più intimo di Bruno, qualcosa di così profondo da non essere mai venuto allo scoperto per pudore o riservatezza, un segreto, quel dettaglio che si è impigliato al cuore e che lì resta a radicare senza se e senza ma.
Nasce Dentro di me, uno spazio di narrazione a dimensione personale che si inserisce nell’affresco più ampio di profili politici su Ferraris; dodici modi di raccontare Bruno attraverso i sentimenti, e che sentimenti. Si piange, si ride, si riacquista tenerezza, si discute e ci si interroga ancora, perché su quelle stagioni politiche lontane c’è sempre qualche risposta rimasta sospesa.
E poi c’è un nipote, Mauro Squillari, che sembrava non aspettasse altro che arrivassimo.
E mentre apre la porta di casa spalanca il suo armamentario di ricordi e ci accompagna nella vita di Bruno che meno conosciamo, quella famigliare, dove non esistevano i filtri e i tatticismi del fare politica ma solo la sincerità di un uomo che coltivava desideri per i nipoti, non frequentava hotel di lusso in vacanza ma si prendeva la sua felicità con Ciselda sotto la tenda del campeggio e, ormai anziano, trascorreva ore solitarie alla scrivania, immerso nelle parole, quelle dell’impegno civile, non c’era tempo per lasciare memorie di sé.
Si aprono i cassetti e ci perdiamo dietro a foto in bianco e nero, la giovinezza di Bruno, e a colori, il suo impegno nella politica. Ritrovare lui per ritrovare noi.
Quanto tempo, e quello che verrà ci metterà a dura prova, ma gli diremo: eravamo fatti di sogni, siamo gente che non si arrende. Abbiamo parole che non moriranno mai. Dentro di noi.