Attore del rinnovamento del PCI fino alla nascita del PDS. Dirigente nazionale di Confcoltivatori e consigliere comunale ad Asti

Giovanna Beccuti
Giovanni Pensabene
Flavio Pesce
Franco Testore

Quanto mi manca quell'ultimo abbraccio

Ivana Bione

Ho subito accettato con entusiasmo ed un pizzico di commozione l’invito da parte di Antonio Fassone di “ricordare” Bruno Ferraris attraverso alcuni aneddoti della mia quasi trentennale collaborazione in veste di segretaria-militante, iniziata nel lontano 1987 nella storica sede in via xx settembre del Partito Comunista e terminata nel 2016 con la conclusione del mio rapporto lavorativo nel Partito Democratico.
Quella di via xx settembre è da sempre stata la seconda casa di Bruno, ed i miei primissimi ricordi sono di quando, il fine settimana di rientro da Roma dove, se  non ricordo male, aveva un incarico con la Confederazione Italiana Coltivatori, transitava in sede per incontrare i compagni, i dirigenti di allora per discorrere con loro e per trascorrere un po’ di tempo con la sua compagna di una vita, sua moglie Ciselda che si occupava dell’amministrazione e la contabilità del Partito.
Quando Bruno nei primi anni ’90, terminato il suo incarico romano, assunse l’incarico di segretario provinciale in sostituzione di Di Pasquale,  ricordo la mia soggezione iniziale nei suoi confronti ed una sorta di paura di “non essere all’altezza” nel mio ruolo di sua segretaria;  è vivido il suo ricordo di quando lo vidi entrare  in sede, nella sua nuova veste di dirigente del Partito elegante ed impeccabile come sempre, con il suo cappello Borsalino, la  sciarpa rossa, i  quotidiani sottobraccio e la  sempre accesa sigaretta fra le labbra.
La mia iniziale soggezione nei suoi riguardi  si è immediatamente dipanata nelle ore,  giorni, mesi ed anni successivi perché Bruno è stato per me un prezioso punto di riferimento, un confidente, praticamente un secondo papà. Le sue lungimiranza e lucidità politica mi hanno fatta prima crescere, poi maturare nel mio doppio ruolo di militante politica e lavoratrice all’interno di un’organizzazione politica.
Vacanze in montagna.
Il nostro rapporto di collaborazione lavorativa si è notevolmente intensificato e radicato quando, a seguito dei suoi problemi di salute, Ciselda è venuta a mancare ed a Bruno è letteralmente crollato il  mondo, il suo posto al sicuro; non c’era più la donna che per una vita l’aveva accudito ed amato; insieme avevano fatto grandi rinunce per il loro comune impegno nel Partito e, da quel periodo in avanti, era lui a chiedermi consigli di tipo pratico o logistico;  uno dei tanti, ricordo mi chiese: secondo te sono da tagliare i capelli, oppure altre cose di genere casalingo e/o per la  gestione del suo quotidiano….
La presenza fondamentale ed autorevole di Bruno è stata una costante nella sede astigiana del Partito di via xx settembre ed è continuata anche a seguito dello spostamento nel 2000 nella nuova location di Piazza Statuto.
Bruno era il punto di riferimento dei compagni, simpatizzanti e dirigenti a tutti i livelli, la memoria storica, il saggio illuminante, l’interlocutore che ha sempre accolto, ascoltato quanti passavano a fare due chiacchiere, esponevano problematiche, questioni e lui sempre disponibile all’ascolto,  al dialogo ed al confronto.
Ricordo personalmente le chiacchierate con lui quando l’allora partito dei D.S. stava per fondersi in un nuovo Partito insieme alla Margherita dando origine al Partito Democratico. Io mi rivolgevo a lui manifestando la mia grande difficoltà a ipotizzare, interiorizzare ed accogliere quel cambiamento che da lì a breve sarebbe avvenuto al Partito. Le grandi perplessità che gli manifestavo erano perché questo accorpamento di due realtà  che vedevo totalmente incompatibili lo percepivo  come  un matrimonio forzato fra due entità e, come tale, destinato a non funzionare.
Bruno con la sua lunga storia di militanza, il suo grande bagaglio di conoscenza e saggezza politica, cercava sempre, come anche in quella specifica situazione, di portarmi alla ragione, alla riflessione, alle opportunità circoscritte del momento, senza mai banalizzare, ma sempre con cognizione di causa tanto con me che con gli altri suoi interlocutori.
Sarebbero tanti gli aneddoti, gli episodi e le storie che potrei raccontare di Bruno, tanti da scriverne un libro; sono gli stessi che mi hanno fatta crescere in quel contesto, non sempre facile, e superare le difficoltà soprattutto negli anni successivi alla sua scomparsa, avvenuta il 15 dicembre del 2005.
Vidi Bruno per l’ultima volta la sera prima di quella data; ricordo che andai a trovarlo in ospedale, come facevo spesso da quando era ricoverato per i suoi problemi di salute. Era molto stanco ed affaticato, ma lucido e consapevole. Quando mi sono avvicinata a lui per congedarmi da quella visita, mi ha stretta in un abbraccio fortissimo ed intenso; questo è stato il suo modo di salutarmi in questa vita, ed io di ringraziarlo per tutto ciò che lui ha rappresentato per me! Il ritratto rassicurante di Bruno con la sua sciarpa rossa ed il suo impermeabile verde, dipinto e donatomi dall’amico e compagno Luciano Montanella, la sua mini collezione di pipe e la poltrona a dondolo che ha sicuramente accolto i suoi momenti di relax casalingo sono ricordi materiali che custodisco gelosamente insieme al suo ricordo sempre vivido ed indelebile.

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