Attore del rinnovamento del PCI fino alla nascita del PDS. Dirigente nazionale di Confcoltivatori e consigliere comunale ad Asti

Giovanna Beccuti
Giovanni Pensabene
Flavio Pesce
Franco Testore

Legato alle radici per disegnare il futuro

Mauro Arato

La mia frequentazione di Bruno Ferraris risale agli anni ’90, quando come iscritto al Pds e dopo un periodo di commissariamento mi proposero di assumere l’incarico di segretario provinciale del Pds di Asti.
Sul piano politico l’atmosfera che si respirava era sul fronte nazionale marcata da un consistente disorientamento conseguente alla scissione della Bolognina che separò definitivamente le due anime del PCI: quella rivolta al futuro, piena di incognite, da quella nostalgica rivolta al passato del PCI; sul fronte locale questo disorientamento amplificava una crisi locale specificatamente astigiana che con il commissariamento confermava tutta la sua tragicità; nel contempo dovevamo affrontare due scadenze elettorali impegnative per il nostro territorio: il rinnovo del Consiglio comunale del Capoluogo nel 1994 e il rinnovo del Consiglio Provinciale di Asti del 1995; le vincemmo tutte due portando al Comune di Asti il sindaco Alberto Bianchino e nella Provincia il presidente Pino Goria. Le vincemmo perché eravamo i più bravi? Eravamo i più competenti? Avevamo i i candidati migliori? i candidati a noi avversi erano meno competenti? Oppure perché quella era l’aria che tirava? Non so dire; forseun po’ di tutto ciò.
Bene; in questo contesto complesso il Pds risultò comunque il primo partito ed era impegnato a non più navigare a vista. Ma provare a dare al Partito un embrione di strategia risultava non facile.
Sempre tra la gente.
La mia esperienza come segretario in questo complesso contesto fu sostenuta da due indispensabili fattori: il primo, la presenza di un gruppo di compagni che hanno lavorato al mio fianco e non mi hanno mai lasciato, oltre al fatto non marginale che il Partito era in ordine, senza strascichi giudiziari; il secondo, la presenza di un importante e autorevole figura capace di accompagnare il Partito sapendo valorizzare e aggregare le due anime, la parte storica del PCI che era confluita nel Pds e i nuovi iscritti; sto ovviamente parlando di Bruno Ferraris.
Non me la sento in questo contesto di richiamare le riconosciute e apprezzate competenze politiche di Bruno ma vorrei semplicemente e umilmente ricordare le caratteristiche umane dell’uomo che non solo è stato capace di attraversare momenti non facili della vita politica contemporanea ma ha saputo farlo avendo sempre presente il futuro del Partito nel rispetto delle persone.
Se il confronto nel Partito, a volte anche aspro, si è svolto senza degenerare mai, il merito va riconosciuto all’autorevolezza e alla capacità di ascolto di Bruno Ferraris.
Questa mia considerazione potrebbe apparire un po’ mielosa retorica ma in realtà descrive bene quali sono le caratteristiche di Bruno Ferraris che mi hanno consentito di essere accolto come segretario favorendo il confronto nel rispetto di tutte le posizioni in campo.
Sarebbe stato facile e anche in sintonia con i tempi favorire un confronto aggressivo e livoroso; se ciò non è avvenuto è grazie quasi esclusivamente alla presenza nel Partito di una figura come Bruno Ferraris.
Non mi è mai successo, e dico mai, di sentirlo offendere qualcuno o parlarne male alle spalle; anzi, ha sempre tentato di valorizzare gli aspetti positivi di tutti, anche di coloro di cui non condivideva la posizione politica.
Per chi come me doveva affrontare un compito gravoso come quello di segretario provinciale, una figura come Bruno Ferraris ha fortemente marcato il modo di gestire il Partito. Oltre a favorire il confronto costruttivo Bruno Ferraris per me ha rappresentato anche l’anello di congiunzione con il passato. Ora più che mai comprendo quanto volutamente mi parlasse delle sue esperienze politiche del passato. Era più che mai consapevole che la conoscenza delle nostre radici era indispensabile per saper disegnare il futuro. Un rimpianto che mi porto dietro è quello di non aver saputo esplicitare in modo palese a Bruno l’apprezzamento e il riconoscimento di quanto ha saputo fare per favorire il mio lavoro nel Partito. Ma sia per ragioni culturali che personali la riservatezza e la timidezza non favorivano queste esternazioni. Richiamarle ora che non c’è più mi sembra un po’ ipocrita ma doveroso. Non mi resta che ringraziare Bruno, riconoscerne il valore umano politico e confermare che rimane tra le persone che più mi hanno arricchito e valorizzato.

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