Attore del rinnovamento del PCI fino alla nascita del PDS. Dirigente nazionale di Confcoltivatori e consigliere comunale ad Asti

Giovanna Beccuti
Giovanni Pensabene
Flavio Pesce
Franco Testore

Protagonista della svolta del 1991

Vincenzo Di Pasquale

Non ricordo a chi per primo venne in mente di chiedere a Bruno Ferraris di ricoprire per la seconda volta il ruolo di segretario della Federazione di Asti.
Ho presente, tuttavia, le circostanze che suggerirono quella proposta.
La Federazione di Asti era lacerata dalla contrapposizione tra due correnti, quella “migliorista” e quella “cossuttiana”, da tempo in dissenso con la linea del Partito.
Il centro, se vogliamo chiamarlo così, non si volle dare una sua propria organizzazione in nome di un’anacronistica concezione dell’unità del Partito, ormai esistente solo sulla carta. Peraltro il segretario di allora, consapevole delle difficoltà e dei propri limiti, aveva presentato più volte alla Direzione Regionale la situazione di fatto e la richiesta di avviare al più presto il percorso per una ordinata successione. La scelta ricadde dunque su Ferraris. Si sperava che la sua autorevolezza potesse, almeno in parte, attenuare le tensioni di carattere politico e ricostruire uno spirito di solidarietà nel gruppo dirigente.
Come sempre Bruno, con grande generosità, si mise a disposizione del Partito anche se poteva declinare l’invito restando nel suo prestigioso incarico di dirigente nazionale della Confcoltivatori e nessuno, ovviamente, glielo avrebbe rimproverato.
Dopo la nomina a segretario nel 1988 per qualche tempo il clima nella Federazione sembrò rasserenarsi, ma la tregua era destinata a durare poco. In seguito al discorso della Bolognina del novembre 1989 con l’annuncio da parte di Occhetto del possibile cambio di nome del Partito, le contrapposizioni inevitabilmente si accentuarono.
Fu un anno e mezzo (dalla fine dell’ottantanove all’inizio del novantuno) di vera e propria passione: lotta senza quartiere tra le diverse mozioni, accuse reciproche di varia natura, rancori personali, vecchie amicizie in frantumi…
Delegato al Congresso nazionale del 1966.
Non è il caso di entrare nel merito delle diverse opzioni allora in campo perché oggi o sono fallite o sono in crisi.
Mi limito a testimoniare che Ferraris, almeno in quella fase, auspicava la formazione di un grande partito laburista in cui potessero convivere le diverse “anime” e sensibilità ideali: un partito erede della tradizione riformatrice del PCI e delle grandi socialdemocrazie nordiche (ricordo il dibattito sulla “terza via” tra capitalismo e socialismo reale) che guardasse con simpatia all’azione riformatrice di Gorbaciov, un partito capace di conciliare realismo e tensione morale. Utopie, forse, ma di queste cose si discuteva con Ferraris in quei mesi. La sua adesione alla svolta fu convinta e sincera.
Fu in quella drammatica fase che ebbi modo di conoscerlo meglio.
Non voglio sottolinearne le capacità politiche e amministrative, note a tutti e da tutti riconosciute. Desidero ricordarlo come un uomo onesto nel senso più alto del termine e, come tale, degno di onore.
Non diceva qualcosa per farne intendere un’altra, non assumeva una posizione per secondi fini, non seminava zizzania tra i compagni – non gli ho mai sentito dire una parola sgradevole nei confronti di qualcuno, anche nei momenti più concitati del confronto congressuale – , non si richiamava ad altisonanti principi per nascondere motivazioni di carattere umano – troppo umano.
In poche parole era un uomo perbene e autentico, alieno da ogni forma deleteria di egocentrismo.
Si può osservare che quelle citate siano virtù private e caratteriali più che politiche, ma in Ferraris quella personale e quella politica erano dimensioni che tendevano a fondersi.
L’ultima volta che lo vidi fu in ospedale. Si sollevò a fatica dal letto, probabilmente era sotto l’effetto di antidolorifici. Disse poche parole, immerso probabilmente nei suoi ricordi.
Sono passati diciassette anni dalla sua morte, da allora le cose sono andate via via deteriorandosi fino all’attuale deprimente situazione sociale, culturale e istituzionale.
L’oblio e con esso il deserto avanzano (vedi S. Anna di Stazzema).
Rimane il ricordo di persone come Bruno Ferraris che hanno profuso tutte le loro energie e la loro intelligenza per una società migliore alla luce della Costituzione antifascista.

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