Racconterò quel giorno che Bruno mi fece l’esame e io neanche me ne accorsi.
Nel 1998 mi proposero di fare il segretario del Partito Democratico della Sinistra, nella cui Direzione Provinciale rappresentavo la Sezione di Nizza. Fino ad allora avevo maturato esperienza politica come consigliere provinciale e a Nizza come assessore in Comune. Con Ferraris le nostre frequentazioni erano limitate alle riunioni di partito.
Un giorno, nel primo pomeriggio, raggiunsi la Federazione dove Bruno mi stava aspettando. Eravamo soli.
Era il periodo in cui stavo maturando la scelta se accettare la candidatura a segretario e altri, nel partito, stavano decidendo se sostenermi oppure no. Ognuno contava le forze che aveva in campo.
Tra me e Bruno iniziò una conversazione, che si protrasse per poco più di un quarto d’ora, nel corso della quale lui mi portò a parlare di un po’ di tutto sul partito, abile nel condurre i ragionamenti sul futuro congresso, strategico nel soffermarsi su alcuni argomenti che riteneva di fondamentale importanza, attento nell’ascoltare i miei punti di vista. Scivolò il tempo su di noi e su quello che, fino a quel momento, mi era parso un più che normale scambio di vedute.
Il fatto è che poi, lui, se ne uscì con una constatazione che mi sorprese: “Allora, se ragioni così, vuol dire che sei preparato: sei pronto per fare il segretario!”.
“Eccolo qua – pensai – è Bruno l’uomo che fa le selezioni, il politico per eccellenza. Tutto quello che ho detto finora è stato pesato e soppesato attentamente”.
In seguito ripassai tante volte, tra me e me, lo svolgersi di quella chiacchierata che, di fatto, segnò il via libera alla candidatura.
Dopo il congresso festeggiammo la mia elezione a cena, in un ristorante di Agliano, con Ferraris e un gruppo di giovani che mi avevano sostenuto, tra cui ricordo Fiammetta Mussio, Paolo Conti e Fulvio Olessina. Eravamo molto contenti. Finì che pagò Bruno per tutti.
Bruno che mastica la liquirizia, non potendo fumare, o che dorme ininterrottamente mentre voliamo in aereo da Torino a Roma è una delle immagini che conservo con più tenerezza. Siamo noi due insieme non perché dobbiamo ma perché Bruno ha deciso così, per farmi crescere con lui, e in questo atto colgo tutto il senso umano, e non solo politico, della sua scelta.
Ho 24 anni quando vengo eletto segretario del Pds e nei primi due anni del mandato, che Bruno ha fortemente voluto, verrà sempre giù ad accompagnarmi alle riunioni di partito, un atto naturale per lui, un piacere grande per me. Quei voli insieme raccontano, senza bisogno di tante parole, la nostra vicinanza quotidiana, il legame che si è creato nel tempo, la trama ininterrotta dei suoi consigli (mai non richiesti da me) che ha tessuto con vero senso paterno.
Questa sua dimensione, molto intima, a un certo punto svela un aspetto di lui che non conosco e che oggi considero neanche troppo noto tra i compagni: si arrabbia furiosamente e riserva parole furibonde al suo interlocutore.
Succede il giorno dopo la mia elezione a segretario di partito, ottobre 2002.
Prima di allora ho avuto un paio di colloqui con il direttore del Consorzio dell’Asti per un contratto part-time che dovrebbe fare fruttare il mio diploma di enotecnico, consentendomi al contempo di continuare a studiare Giurisprudenza.
Questa possibilità di lavoro me la indica Bruno, conosce bene il direttore del Consorzio per essere stato uno dei suoi uomini di punta in Regione quando era assessore all’Agricoltura.
Dunque giungo alla vigilia del mandato di segretario praticamente con la certezza del contratto in tasca. Ma dopo l’elezione salta tutto, il direttore si lamenta al telefono: “Cos’hai combinato? Sei un uomo di partito, al Consorzio non vogliono più assumerti!”.
Quel lavoro per me sarebbe stato importante perché mi avrebbe consentito di continuare a pagarmi gli studi all’università.
Racconto a Bruno. Lui s’indigna, prende il telefono (quel telefono azzurro con i tasti da pigiare, sulla sua scrivania in Federazione…) e ne dice di tutti i colori al direttore. Legge come un torto profondo ciò che è accaduto, a ripensarci oggi credo lo abbia fatto infuriare non solo la porta chiusa a un giovane interessato a lavorare per migliorare negli studi, ma il pregiudizio verso il partito, che era un partito perbene.
Mi è caro il ricordo dell’uomo, a cui ho voluto bene, abitato da un senso profondo di amicizia e giustizia.
La pittura è stata tra le passioni della mia vita.
Due soli quadri hanno avuto un taglio politico: nel primo ho ritratto Enrico Berlinguer, nel secondo Bruno Ferraris.
Perché Bruno? Perché ne avevo grande stima, perché non potevi non volergli bene, perché era un vero signore della politica. E per tante altre ragioni.
I pennelli li ho presi in mano, per lui, dopo la sua morte, terminate le visite che, nei primi anniversari, ho fatto con Ivana Bione al cimitero. Mi sono ispirato a una foto che Bruno aveva messo sui manifesti di una campagna elettorale per le Regionali e nella quale compariva con l’inconfondibile sciarpa rossa.
Mentre dipingevo mi sono tornate in mente tante cose di lui. Per esempio la volta che l’ho conosciuto a un convegno sul Tanaro, a metà anni Ottanta, in cui avevo fatto un intervento così misurato, a nome della Federazione Italiana Pesca Sportiva allora contrapposta all’Arci Pesca, da fare commentare a Ferraris: “Dopo averti ascoltato, ho pensato che tu fossi un buon democristiano!”. Dovetti spiegargli che ero iscritto al Pci di Torino dal 1968.
Ma Bruno è stato anche quello che, tante volte, ha calmato i miei bollenti spiriti, la tendenza ad accendermi, dovuta un po’ al carattere e un po’ al ruolo di sindacalista, nel parlare di questo o quel politico: “Non è un nemico, ma un avversario – mi ripeteva Bruno – E agli avversari politici ci si contrappone con le idee, non con la rabbia”.
Qualche giorno, e il quadro era terminato. L’ho portato nella sede del Partito Democratico della Sinistra, in piazza Statuto, dove è stato appeso nella sala riunioni dedicata a Bruno. Se sia piaciuto o meno ai compagni, non so. Per me era soprattutto importante che lui continuasse a essere lì, come sempre, tra noi.